“LUIGI BALDINI”


Luigi Baldini é nato a Firenze il 10-05-1931, dal 1967 risiede a Scandicci.

Si é diplomato  presso l'ITI Leonardo da Vinci come perito industriale; ha svolto il servizio militare di leva col ruolo di sottotenente di complemento in artiglieria in qualità di istruttore presso la Scuola d'Arma di Bracciano.

Ha lavorato come dirigente responsabile alla produzione in varie aziende di fabbricazione di porcellana prima e di laterizi e cotto  in seguito.

E' stato per molti anni presidente del Centro dell'Arte Vito Frazzi, attualmente ne é consigliere; é presidente del circolo ARCI Le Bagnese.

Ha un figlio, Fabio, che da lui ha ereditato il piacere dello scrivere.

 

 

Ancora tempo

 

Dall'ombra notturna

del sonno

mi sono svegliato

turbato

per i sogni nefasti.

 

Rincorso

dalla Morte

sono fuggito

inciampando e cadendo.

 

“Lei” mi é passata

al di sopra del corpo

sbattendo nel muro.

 

Le ho porto

la mano

pietoso

per farla rialzare.

 

Mi ha ringraziato

donandomi ancora

del tempo

 

tempo per sognare.



Di  più

 

Un raggio di sole.

 

Una luce violenta.

 

Un'esplosione cosmica.

 

Tanto calore

non mi ha riscaldato.

 

Aspetto

una tua carezza.


Il mio fiore

 

Arancio e celeste

bianco e rosso

rosa e viola

e lilla.

 

Tutti i colori

del creato

per tutti i petali

di tutti i fiori

a formare corolla

attorno al giallo

del mio sole

fonte

di ogni calore

di ogni profumo.

 

Leggiadro vestito

del tuo essere donna.



Il risveglio

 

Svegliati uomo

il giorno

é già iniziato.

 

Alzati uomo

ché é l'ora di andare.

 

Togli le membra

dal lenzuolo

in silenzio

se tua moglie é pigra

scuotila

se é pronta all'azione.

 

Il gallo

ha da cantare

ché il sole

oggi non sorge.

 

Oggi non si prega

oggi non si piange.

 

E' tempo di morte

é il tempo dell'Avvento

é tempo di vita.

 

Oggi c'é comunione.

 

Oggi c'é l'impero

del sangue.

 

Oggi inizia il risveglio

di Primavera.


 

 

 

VAPORI E NUVOLE

 

 

DORMIRE, SOGNARE !

 

L’occhio si spegne.

Più non c’è

punto fisso nel Cielo.

Rotto è l’arcano

della pupilla persa

a ricercar verità

in quel focale

macro di stella.

Mentre dorme avvilita,

la mia sfera

S’avvampa tutta

d’un passaggio di luce

che mi brucia e tortura.

Cauterizzate le piaghe,

dormo placato

in placide acque.

Sogno, e nel sogno

ricreo polvere

che saprò

impastare di sudore.

 

 

INCOMINCIA A VIVERE

 

si sposta l’aria

e fa correre il cielo

fugata l’ombra

l’astro ritorna a

generar colori.

Uccello implume

nell’oscillante nido

aggiungi l’esperienza

nel tuo vivere

e impari a cantare

il tuo pulsare.

Uomo beota

nel tuo scranno d’oro

reclini la tua testa,

muori senza saper

che fuori, attorno a te,

c’era la vita.

 

 

RITROVARSI

 

Scopro tombe coperte di licheni

decifro nomi scoloriti dal tempo

calpesto marmo contorto e rattrappito.

Ho ritrovato il cimitero

in cui siamo sepolti.

Mi ha guidato il ricordo ancestrale

di quella mattina di maggio

che vide un sole festoso

far da regista tra

ombre scure di cipressi.

Mi ha guidato

il profumo dei fiori recisi

come noi morti immaturi.

Sono giunto sin qui

per la promessa mentale,

che il tempo mancò per porla verbale,

che allora ti feci.

Per l’amore che ho conservato,

per la pietà che mi

impegnò a dirti: ritorneremo.

 

 

“QUESTO IO”

 

Non dirlo, non pensarlo,

non è vero! Sono vivo!

Chi ti parlò della mia morte?

Chi volle sondare la mia immortalità?

Non sono freddo se puzzo di sudore,

non sto fermo se ho scarpe sfondate,

porto angoscia e provo paura

ma ho spazi di gioia e di fede.

Io amo! E mi riscaldo al sole!

Vedo la luce! Ho certezze, Io!

Non ti agitare, non gridare,

non essere folle…

Nascondi la tua anima,

mimetizza il tuo volere,

stempera la verità,

umilia la volontà.

E ridi, ridi, ridi, e ancora, e sempre

perché l’idiota ride, perché l’idiota è re,

perché io sono grande, iddio Io, l’idiota.

  

 

DIMENSIONE

 

Fulmineo vola il pensiero

Alla vetta innevata

delle mie speranze.

Nevi perenni che,

eterne, mitigano il calore

di poche certezze.

Da lassù, sdraiato,

ho rivisto

paesaggi sognati,

valli, dirupi, rocce

e verde di prato.

Una mosca enorme, impensabile,

è venuta su dal buio

degli abeti, e s’è posata

dinanzi ai miei occhi.

Curioso e spaventato

son rimasto in attesa

del gesto che l’ha scacciata.

È volata sul mio corpo nudo

a captare odore che forse

era nuovo.

Ch’era il segno

del mio trasumanare.

 

 

L’ISOLA

 

Su l’isola voluta

dalla mia fantasia,

tra le rocce affioranti

dal mio mare ignoto

trovano asilo tutti

i miei sogni

e sepoltura tutti gli incubi.

Mentre segni di vita

prendono origine

dai miei escrementi,

nella mia mente

prende corpo il

concetto Dio.

Ma cristalli di sale

attorno a me

scompongono il raggio primario

ed io torno a perdermi

in una ragnatela di luce

che mi abbaglia.

  

 

“SU LA MASCHERA”

 

Mi ha chiesto,

la voce mi ha chiesto

se il fiore è fiorito

ma il tempo

è ancora lontano.

Il ciclo, non ancora

iniziato, non consente il letargo.

Altri petali, colori diversi

aleggiano e cadono.

Un falso terreno,

non fatto di zolla

li accoglie,

per farne manto regale,

per dare l’intesa

del grande splendore.

“In cielo non c’è primavera”

Rispondo alla voce!

Oggi è baccanale

nell’aria c’è carnevale.

 

 

TEMPO CHE VA

 

Esiste un tempo infinito

tra la nascita e la mia età.

Una miriade di frazioni

di spazio cosmico hanno fatto

barriera alla mia morte.

Piango per questo tempo consumato

che non mi ha redento.

 

   

SALUTO DI GIOIA

 

Mi sono alzato presto stamattina

ché una smania mi pervadeva tutto.                                 

Ho percorso la riva del Virginio

colmo di gioia.

Stiravo le braccia a salutare

il giorno splendente

nel candore della brina.

È stata una preghiera,

un pagano grazie al Dio della vita

con la certezza che non è finito

il tempo dello stupore,

della meraviglia.

 

 

 

 

 

 

 

    “VORREI”

 

Vorrei, vorrei!

È quasi un grido!

Risponde l’eco

alle tue parole:                                                                              

non puoi, non puoi!

Niente ti è dato fare,

che non hai potere.

 

Misera sorte è quella

del debole, dell’errante!

Chinare la testa,

accettare sempre,

subire.

 

Cosa altro mi rimane

se non lo striscicare

i piedi, respirare piano,

mangiare poco,

piangere tanto?

 

Ma, ecco, ho trovato!

Starò immobile

trattenendo il fiato,

senza cibo e

con incerottati gli occhi

per non vedere,

per non piangere,

per non più sognare.

 

 

 

 

“FATTI UN REGALO”

 

Bagna i tuoi piedi

nell’oceano dell’infinito.

Affacciati tra le stelle,

vola in alto

sinchè puoi.

 

Batti le ali

con maggior frequenza;

battile più forte

dei battiti del cuore.

 

Trovati al di là

del tuo stesso cuore

per prenderlo

e rilanciarlo

in un gioco

di ricerca eterno.

 

Nel gioco dell’amore

in contrasto con l’idea

che la mente ha ragione.

 

 

 

 

 

 “Voglio parlarti”

 

 

Uno scalino per volta

che lunga è la rampa.

 

Uno scalino per volta

per poter riposare.

 

Uno scalino per volta

per poterti raggiungere,

senza fiato mozzato,

che tanto ho da dirti.

 

 

Alla ricerca dell'amico

 

Ti siedo accanto

muto

aspettando il diniego

certo del perpetuo

tuo sì alla rinuncia..

 

Chiudo lo sguardo

per ritrovarti ancora

nel ricordo felice

e

nel combinato gioco

del non senso

tra l'intelletto e il cuore.

 

Afferro

il tuo dolore

comprendo

il tuo soffrire

e ti riscopro grande

padre di mio padre

che mi guidi per mano.

 

Come scintilla cade

da un ceppo misterioso

che brucia lentamente

e non consuma

il tempo che rimane.

 

Come cometa

che mi rimanda

in uno spazio antico

alla ricerca

 

dell'invocato amico.

 

 

Confessa, che io ti perdono

 

Ricomincia di nuovo

confessami ancora

padre.

 

Come puoi dire

di avermi mondato

se dentro di me

non posso guardare?

 

Come osi dirmi

“vai in pace”

se provo tormento

e monta in me il rancore

al tuo Dio?

 

Voglio che ascolti

più volte

e ancora di più

quello che

tu chiami peccato.

 

Voglio intasarti le orecchie

di dolore

e di grida.

 

Voglio si spenga

la tua vivace pupilla.

 

Voglio le tue lacrime

e lo sbiancare

del volto.

 

Voglio la tua coscienza

 a perdonarti con me.

 

Non segni

la mia testa la tua mano

risorta

la dignità fraterna

che io ti abbraccerò

 

nel mio

nel tuo

nel nome

del Cristo ritrovato.

 

 

Dove andrò?

 

Guardo fisso

lontano nel cielo.

 

Il pianeta nascosto

non vedo.

 

Mi accarezza

il ricordo.

 

Altro sole

mi scalda.

 

Altra lingua

ho parlato.

 

Brucio tempo nuovo

che vorrei 

fosse ultimo.

 

Incenso.

 

 

Incomincia a vivere

 

Si sposta l'aria

e fa correre il cielo.

 

Fugata l'ombra

l'astro ritorna a generar colori..

 

Uccello implume

nell'oscillante nido

 

aggiungi l'esperienza nel tuo vivere

e impari a cantare il tuo pulsare.

 

Uomo beota

nel tuo scranno  d'oro

reclini la tua testa,

 

muori senza saper

che fuori,attorno a te

c'era la vita.

 

 

Non hai capito

 

Ho teso la mano

per chiederti aiuto.

 

Mi hai messo nel palmo

una gialla moneta.

 

Non volevo il tuo oro.

 

Sono fuggito

gridando

la mia solitudine.

 

 

Per amore si muore

 

Un colpo di sole

e sono svenuto.

 

Non mi sono abbronzato

mi sono bruciato.

 

L'emozione più forte

della mia vita

averti rivista

e poi sei sparita.

 

Di nuovo son solo.

 

Devastante il ricordo.

 

Mi scoppian le vene

il cuore non regge.

 

Mi metto disteso

di nuovo.

 

Incrocio le braccia

mi pongo in attesa

che l'oggi mi pesa.

 

 

Per sempre

 

Alita sul mio cuore

per farlo ripartire.

 

Mordi la mia carne

per farmi sanguinare.

 

Prendimi le mani

per arrestarne il tremito.

 

Possiedimi per intero

e poi fammi dormire.

 

Voglio addormentarmi

esausto dal piacere

con la parola ”fine”

sfumata all'orizzonte.

 

Voglio annullarmi

in un sonno

senza ricordo.

 

Risvegliarmi

anni dopo

per ricominciare

con la parola “ancora”

impressa nella mente

 

con la parola “nuovo”

tutta da scoprire.

 

 

Ti amo

 

 

Ti prenderò per mano

per portarti

aldilà delle nuvole.

 

E su ancora

dove l'azzurro del cielo

sconfini nei tuoi occhi.

 

E ancor più in alto

dove l'astro notturno

cancelli le tue membra.

 

E saliremo ancora

e ancor di più

per riscaldarci al sole.

 

Tornati sulla terra

coglierò un fiore

e te lo donerò

con le mie

 

sulle tue labbra

tutte le volte

che vorrai volare.

 

         Goal

anagramma di Gola

(ovvero l'antisport)

 

A squarciagola grida la folla

dietro una palla

che rotola per terra.

 

Si credono sportivi

stando seduti

in comode poltrone

e danno del cialtrone

a chi ha sbagliato

il calcio di rigore.

 

Prendono il treno

l'auto

l'aereo

e quant'altro non sò

per seguire la squadra del cuore

per incitare “ragazzi” di trent'anni

a razzolar nel fango

a darsi gli spintoni

e senza pantaloni

che tanto giocano in mutande.

 

Povera mamma

che il figlio fai studiare

che risparmi

con tuo gran sudore

per fare di tuo figlio

un professore.

 

Le altre sì

son brave veramente

facendo giocare eternamente

i loro figli ormai non più bambini

e si arricchiscono

in barba a dei cretini.

 

Viva lo sport visto da lontano.

 

Per interposta persona

io per diletto

faccio maratona.